Cassandra Crossing/ Facebook e la bolla
(208)— Come si valuta un social network? Economicamente, si intende. E, soprattutto, come si fa a schivare un’altra bolla dot.com? Sempre che ci sia, la bolla: e se questa volta fosse tutto (spaventosamente) più reale?
14 gennaio 2011 — I lettori di Punto Informatico non si saranno certo lasciati sfuggire la notizia dell’imminente (ma forse sarebbe meglio dire “nuovamente imminente”) quotazione in borsa di Facebook.
L’interessante valutazione di Facebook come dot.com, effettuata dalla serissima Goldman&Sachs, raggiunge infatti la rispettabilissima e paperoniana cifra di 50.000.000.000 dollari (leggasi “cinquanta miliardi di dollari”). Si tratterebbe di una delle più grandi collocazioni in Borsa degli ultimi anni.
Non è qui il caso di ripetere cosa Cassandra pensi di FB e dei suoi 500.000.000 utenti (leggasi “cinquecento milioni di utenti”), perché i miei 24 lettori lo hanno certo già sentito fino alla nausea e non intendo metterne alla prova ulteriormente la pazienza.
Ma 50.000.000.000 diviso 500.000.000 fa 100. Cento dollari. Non una ricchezza ma nemmeno una cifra da buttare.
Merita perciò interrogarsi sul perché le partite di Sofia (mia nipote, 9 anni) fatte a TikiFarm o CityVille dovrebbero valere una cifra che le permetterebbe di pagarsi un cellulare nuovo o, meglio, una piccola provvista di libri. Generalizzando, merita chiedersi cosa mai possa far valere 100 rispettabili dollaroni un utente attivo di FB. Oltretutto, considerando che la maggior parte degli “utenti” di Facebook sono inattivi perché account di prova, multipli od abbandonati, la cifra dovrebbe salire di molto, probabilmente verso i 500 o 1.000 dollari.Cosa rispondersi?
E’ una nuova bolla speculativa che porta agenzie finanziare come Goldman&Sachs a vaticinare cifre astronomiche sperando di creare una profezia che si auto-avvera?
Possibile che nessuno abbia imparato la lezione dell’implosione delle sopravvalutatissime dot.com, che tante vittime ha fatto tra finanzieri e piccoli azionisti? Si tratta allora del valore dei dati personali e della rete di relazioni che un utente regala a FB se utilizzati per fare profilazione e pubblicità mirata? La capacità di acquisto di un utente di FB sembrerebbe smentire senz’altro questa ipotesi.
Ma se non è un abbaglio finanziario od un valore pubblicitario cosa può essere? Possibile che il valore di FB come collettore di dati e relazioni personali abbia una componente nascosta che possa spiegare la paperoniana quotazione?
Potrebbe forse essere il valore d’uso per un futuro tecnocontrollo pervasivo, bootstrappato da una massa critica di informazioni che per la prima volta nella storia solo FB è riuscito a raccogliere? O potrebbe piuttosto essere l’utilizzo delle dinamiche sociali come mezzo di controllo dei consumi e degli orientamenti di una fetta consistente di umanità?
Queste ipotesi sembrano assai più credibili.
Probabilmente è meglio che provi a distrarre Sofia spiegandole la bellezza nascosta della battaglia navale su carta quadrettata, sperando di allontanarla da FB.
Voi, invece, ne sapete più che abbastanza per capire da soli.
Originally published at punto-informatico.it.