Cassandra Crossing/ Una Weimar digitale
(151) — Chi vuole sicurezza potrebbe ottenerne più di quanta ne abbia chiesta. Ronde telematiche e controllo, censure e intercettazioni. Perché la Storia non si ripeta, la si deve conoscere.
6 marzo 2009 — Non so se succeda ancora adesso, ma nei licei dello scorso millennio c’era la tendenza a non completare il programma di storia, saltando o trascurando il XX secolo: mi sono chiesto se era un comodo mezzo per evitare di lavorare troppo o un altrettanto comodo mezzo per evitare conflittualità ed argomenti controversi.
In effetti basta poco, nel mio caso qualche libro di storia contemporanea, per colmare questa lacuna e far partire ragionamenti interessanti e quasi doverosi per chi si è scelto volontariamente il ruolo di Cassandra.
Questo potrebbe essere il motivo per cui trovare una inquietante similitudine tra l’attualità italiana degli ultimi anni e la breve storia della Repubblica di Weimar.
Si indica con questo nome un periodo di storia politica tedesca tra le due guerre mondiali che terminò con l’ascesa di Hitler al potere. Infatti il plauso all’impiego dell’esercito nelle strade, la formazione di ronde, governi inconcludenti e distaccati dalla realtà, una situazione economica fallimentare e la rinuncia in larga parte spontanea ai diritti civili risuonano come diapason vicini non nello spazio ma nel tempo.
Altra similitudine tra i due periodi è l’uso organizzato e su vasta scala di strumenti mediatici preesistenti allo scopo di diffondere un “pensiero debole” e manipolare chi lo pratica. Ma queste sono considerazioni personali, storiche e per niente “digitali”.
La situazione simile a quella della Repubblica di Weimar appena tratteggiata la si ritrova anche nel cyberspazio, che cyberspazio ormai non è più essendo solo la parte digitale di un mondo sempre più unificato.
Anche qui troviamo il plauso all’impiego di intercettazioni preventive e totali, alla censura eletta a sistema di vita, con la relativa rinuncia ai diritti civili in Rete ed un uso della propaganda per ghettizzare e demonizzare chi la frequenta e magari ne fa uno stile di vita.
Anche persone dotate di intelligenza normale e di lunga pratica e competenza del mondo digitale restano sostanzialmente indifferenti agli scempi che sono stati praticati, soprattutto in Italia.
Giusto per non perdere l’abitudine, ricordo ad esempio che la censura preventiva sulla navigazione nei paesi “industrializzati” esiste solo in Italia ed in Cina: quindi perché il vostro blog sia visibile dovete non solo pagare gli eventuali canoni e sperare nella buona salute del vostro provider, ma anche non essere antipatici a tutta una serie eterogenea di soggetti dotati, solo in Italia, di poteri di censura immediata e totale, da aziende quali monopolisti del gioco d’azzardo, da ronde telematiche, cacciatori di reati d’opinione e così via.
La maggioranza dei cittadini della Rete non ha trovato niente di scandaloso nello stravolgimento della struttura della parte di Rete italiana perpetrata per tutelare il monopolio del gioco d’azzardo, anzi l’hanno molto apprezzato non appena è stato presentato come la pallottola d’argento per far scomparire i siti pedopornografici ed i micidiali “hacker”.
Suggerire a questa maggioranza silenziosa ed indifferente di cercare “Pacchetto Telecom” o “Rapporto Medina” con un motore di ricerca sarebbe del tutto inutile.
A cosa servirebbe far notare che potrebbe costituirsi, con la benedizione del Parlamento Europeo e di tutte le polizie e le agenzie investigative, una santa e potenzialmente lucrosa alleanza tra fornitori di connettività e fornitori di contenuti, in grado di stravolgere il futuro della Rete?
La perdita della “neutralità della Rete”, anche questo un concetto facilmente comprensibile se inserito nella casella di un motore di ricerca, è una supercensura destinata a sottrarre la libertà di comunicare in rete, sostituendola con un controllo concentrato in pochissimi centri di potere, facilmente asservibile alle necessità del momento.
E’ simile appunto, alla perdita di democrazia e di legalità sostanziale e non formale che portò alla fine della Repubblica di Weimar ed alla nascita di uno stato aggressivo e totalitario.
Ma la gente non vuol sapere, vuole sicurezza, ed è probabilmente destinata a trovarne molta più di quella che avrebbe voluto. Il problema è che la farà trovare anche a me e a voi.
E’ possibile, anche se non saprei dire quanto efficace, tentare di esercitare pressioni nelle sedi adatte, prima di tutto su aspiranti eletti in cerca di voti, e pubblicizzare la preparazione silenziosa di questi colpi di stato digitali.
Ma è possibile, e certamente almeno efficace come esercizio e giusta reazione, cercare attivamente di mantenere briciole di controllo sulla nostra vita in Rete.
Usate strumenti sani, evitate le le reti sociali ed i servizi “gratuiti” in Rete.
Tenetevi i vostri dati, gestitevi la vostra posta, anzi fatevi il vostro server di posta e buttate via i log finché ancora potete farlo.
Compratevi un dominio e gestitelo e “controllate” così le vostre comunicazioni, il vostro sito web, un pezzo del vostro io digitale, mantenete un millimetro quadrato di Rete libera come era alle origini.
E se per voi questi discorsi “tecnici” sembrano non avere senso, chiedete ad un amico o googlate con pazienza: sono cose semplici ed economiche.
Dare un esempio e contribuire con una piccola spinta sono risposte secondo me doverose per tentare di disinnescare questa Weimar digitale che si profila all’orizzonte.
Tanta gente in Germania non lo ha fatto, e poi non si sono trovati bene.
Anche allora, ignorando la Storia, si condannarono a ripeterla.
Originally published at punto-informatico.it.
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