Cassandra Crossing/ Skype: appunti di fine viaggio

Marco A. L. Calamari
4 min readMar 17, 2025

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(612) — Tra poco Skype andrà in pensione; se fosse un impiegato di concetto si potrebbe dire “dopo aver tanto dato ed anche tanto sofferto”. Su questo programma, il vostro menestrello della Rete ha da raccontare.

17 marzo 2025 — Se non cambierà idea (e speriamo di no!) Microsoft staccherà la spina a Skype il 5 maggio 2025, chiudendo così la carriera ultraventennale di uno dei programmi che hanno fatto realmente grande Internet. Le spoglie di quanto sopravvissuto alla zombificazione di Skype, operata da Microsoft dopo l’acquisizione del 2011, verranno quindi consegnate definitivamente alla Storia della Rete.

Tanti ne hanno già scritto, ma un paio di episodi poco riferiti debbono proprio essere riscattati dalla penna di Cassandra.

Il primo: Skype è stato uno dei tanti figli di successo dell’ormai “criminalizzato” Peer-to-peer.

Gli inventori, ed in parte i programmatori originali, sono gli stessi che avevano creato Kazaa, il notissimo programma di condivisione di file musicali. Non a caso Skype ha praticamente la stessa architettura di Kazaa, da cui eredita anche la molto opportuna crittografia End-to-End. C’è chi descrive Skype come una versione di Kazaa che maneggia non file ma VoIP.

Il secondo: ai tempi in cui in Italia persino un noto comico si era accorto che il monopolio delle compagnie telefoniche stava per crollare, e ci faceva pure degli educativi e divertenti spettacoli, Skype stava realizzando la prima rete telefonica planetaria di solo software, senza nessuna infrastruttura fisica. E nel paese delle eccellenze, quasi nessuno degli addetti ai lavori se ne accorgeva.

Niente infrastruttura; erano i nodi Skype meglio connessi che, mentre venivano usati dai possessori, venivano promossi ad “ubernode” ed agivano quindi anche da “centralini” smistando le connessioni dei nodi più lenti. Il tutto gratis, dinamicamente, quasi sempre senza rallentamenti e senza che nessun utente se ne dovesse preoccupare.

Microsoft, appena acquistato Skype, abolì questo aspetto, concentrando nei suoi datacenter tutti i “server” Skype; se vi sorgesse il dubbio che in questo modo fosse molto più facile aggirare la crittografia E2E ed intercettare tutte le comunicazioni, sappiate che lo condividete con molti, inclusa Cassandra.

Fine degli episodi storici, ed arriviamo ad oggi.

Oggi Cassandra ha preparato un messaggio bilingue in cui saluta i suoi corrispondenti, ancora memorizzati nel’agenda di Skype, invitandoli a contattarla via email o cercandola in Rete, e lo ha inviato a tutti.

Poi ha chiesto a Microsoft copia dei propri dati, operazione che ha richiesto tre azioni separate, ha atteso l’arrivo dei file e li ha verificati.

Infine ha cancellato il proprio account. Od almeno ci ha provato, per un’ora.

Ma l’incorporazione dell’account Skype nella struttura di “servizi” di Microsoft, sviluppatasi in quasi due decenni, ha creato, senza che sia stato fornito nessun consenso, una rete di entità e dipendenze con oggetti di Azure, di Office365 e di Teams di cui Cassandra non sa niente, e che non intende imparare ad usare solo per potersi cancellare da Skype, o meglio dal mostro che Skype ha inglobato.

Ci sarebbero leggi che obbligano le aziende a non utilizzare dark pattern per “scoraggiare” certe operazioni, in genere poco gradite dalle stesse, come la cancellazione di un account.

L’Unione Europea ha cambiato un poco le cose, ma c’è tanta strada ancora da fare e tanta gente che se ne frega, quando addirittura non rema contro.

Tuttavia Cassandra ha un dubbio; in questo caso, forse, la causa non è così machiavellica, non è un tentativo di trattenere gli utenti entro un giardino recintato per meglio costringerli a “migrare” verso Teams.

No, è anche possibile che non di calcolo e malizia si tratti, ma di semplice cialtroneria tecnologica, mista ad una rilevante dose del più totale disprezzo dei propri utenti.

Per cui, dopo oltre un’ora di tentativi vani, in cui a rotazione una serie di cose mai sentite prima non si lasciavano cancellare se prima non ne avevi già cancellato un’altra, in un inestricabile nodo gordiano, Cassandra ha deciso che non era in grado di abbreviare le sofferenze del suo ormai inutile account Skype.

Ha quindi deciso, non senza un certo sforzo, che lo avrebbe dovuto abbandonare alle zanne ^h^h^h^h^h^h^h ai meccanismi automatici di Microsoft che, forse tra settimane, frorse tra mesi, si occuperanno di questo sporco lavoro. E che probabilmente ne rinchiuderanno anche i dati in qualche segreta inaccessibile, lontana dagli occhi della gente.

E facendo questo si è sentita, lo deve confessare, un po’ in colpa.

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Marco A. L. Calamari
Marco A. L. Calamari

Written by Marco A. L. Calamari

Free Software Foundation member, Progetto Winston Smith, convegno e-privacy, Cassandra Crossing, ONIF, MEP mancato del PP-IT, Nabaztag @calamarim@mastodon.uno

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