Cassandra Crossing/ Otto anni su un albero

Marco A. L. Calamari
3 min readJul 13, 2023

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(390) — Il tecnocontrollo domina la nostra vita sgretolando pian piano qualsiasi forma di democrazia, ma siamo tutti ignari, felici e contenti di postare sui social.

(18 gennaio 2017)— Cassandra, com’è ovvio, ha accolto con piacere, ma sarebbe meglio dire sollievo, la notizia della riduzione di pena decisa da Obama nei confronti di Chelsea Manning.

Come dice Matteo Flora, se non avete vissuto gli ultimi otto anni su un albero e siete anche solo moderatamente interessati a cosa succede in Rete, non dovreste aver bisogno di un riassunto delle puntate precedenti di questo “affaire”; altrimenti guardatevi il suo video . Poi la lettura di questo articolo di Punto Informatico vi basterà per essere aggiornati sulla vicenda.Una critica di fondo all’approccio seguito da Flora è quello di concentrarsi sulla notizia e trascurare il panorama; è comunque logico ed evidente che la maggioranza dei media, dalla sua videorubrica a testate giornalistiche storiche come Punto Informatico, non possono, per loro natura, fare altrimenti.

Certo, la notizia è importante, visto che a Chelsea siamo debitori di bazzecole come il video “Collateral Murder” ed il Cablegate, e che la sua storia umana e personale di militare transgender in isolamento in un carcere militare fa accapponare la pelle.

Ma l’argomento di oggi è diverso e più importante, e sono gli alberi.Si, tutti noi, in misura diversa certo, ma lo ripeto “tutti noi”, non “abbiamo vissuto” ma viviamo sugli alberi da molti, troppi anni.

“Perché? Non certo io che ci tengo moltissimo a queste cose”, diranno i 24 indispettiti lettori. Non solo tutti i 24, ma anche Cassandra fanno parte degli ominidi arboricoli di cui sopra.

Perché? Perché i paranoici dello scorso millennio si sono ritrovati ad essere stati degli inguaribili ottimisti. Perché, mentre la cronaca e la Rete portano continuamente all’attenzione di interessati come noi la maggior parte dei fatti importanti per i cittadini della Rete, nessuno ha la costanza e l’energia (o forse la capacità di sopportazione), di fare continuamente la somma di tutti i fatti passati e presenti (anche solo quelli degli ultimi 8 anni) e vedere in che situazione ci troviamo oggi.

Viviamo in tempi in cui la maggior parte dell’umanità utilizza correntemente e felicemente mezzi di comunicazione che avrebbero fatto venire un orgasmo al Grande Fratello, se solo avesse potuto immaginarseli.

Viviamo in tempi in cui la maggior parte della sempre crescente potenza di calcolo del mondo non viene usata per la scienza o per il benessere delle persone, ma per spiarle o nel migliore dei casi per profilarle e rivendere le loro informazioni personali fino al più piccolo dettaglio.

Viviamo in un mondo in cui persino molti addetti ai lavori, molti soliti noti della scena italiana, per pigrizia e comodità danno in pasto se stessi e i loro familiari ad Alexa, Siri o Cortana.

Viviamo in un mondo in cui la maggior parte delle persone crede che la “lotta al terrorismo” sia il problema principale mentre gli “omicidi mirati” via droni vengono praticati e giustificati per legge anche da stati europei che la democrazia l’hanno inventata (e pagata col sangue); stati che paiono oggi contenti di vivere da più di un anno in stato di emergenza, e per chi non l’avesse chiaro, parliamo della Francia.

Tanto per cessare subito qui questa non inutile geremiade, non saranno Cassandra e i suoi coetanei a sperimentare le conseguenze di grandi problemi come il cambiamento climatico, cosa che toccherà invece agli adolescenti di oggi come Sofia.

Ma il decadimento morale delle democrazie e le relative derive autoritarie, nascoste da quel tecnocontrollo che se scendiamo dagli alberi e facciamo le somme è evidente e incontestabile, rischiano di travolgere tutti noi in pochi anni.

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Marco A. L. Calamari

Free Software Foundation member, Progetto Winston Smith, convegno e-privacy, Cassandra Crossing, ONIF, MEP mancato del PP-IT, Nabaztag @calamarim@mastodon.uno