Cassandra Crossing/ Le tre stimmate della posta elettronica
(581) — Le immagini vengono inserite in messaggi di posta elettronica con sempre meno testo, spedire una email diventa sempre più difficile. La posta elettronica è condannata? Merita continuare ad usarla?
2 aprile 2024 — Chi dei 24 inossidabili lettori avesse colto la citazione fantascientifica che equipara la posta elettronica a Palmer Eldritch avrebbe colto nel segno.
L’argomento di oggi è infatti il lento declino della posta elettronica, e le sue ferite sanguinanti che ne sono la causa. Ma vabbè, bando alle citazioni e veniamo al dunque.
Cassandra, che conserva tutta, e dicasi tutta, la posta elettronica mai ricevuta, potrebbe facilmente essere accusata di “emailfilia”; per questo racconterà brevemente le ragioni di questa sua abitudine, spiegando come la sua “estremizzazione” della conservazione non sia malattia, ma anzi pratica salutare.
Quali sono le ferite che sono state inferte alla posta elettronica?
1 — il phishing. Una volta era lo spam che inquinava la posta elettronica, ma ormai i criminali (gli spammer sono criminali!) hanno capito che la pubblicità non paga più, e che ormai nessuno ha voglia di pagare per inviare un milione di email che vengono sempre più intercettate da Google e dai filtri tipo Spamassassin.
Ma grazie alla nuova criminalità dei ransomware e simili, la richiesta di veicoli di infezione è aumentata, ed è quindi aumentata la quantità di email di phishing che si ricevono, che sono oltretutto sempre più sofisticate e credibili. Questo crea un aura di sospetto verso le email in generale.
[N.d.A: avevo scritto “aurea”; shame on me! Ma nessuno mi tira le orecchie???]
In effetti, in questa situazione, una buona fetta di utonti farebbe probabilmente meglio a rinunciare completamente alla posta elettronica, per evitare di farsi, prima o poi, molto male.
Ma le persone normali, quelle in grado di riconoscere una email di phishing, dovrebbero invece continuare ad usare la posta elettronica, che per la sua natura asincrona e durevole, abitua al pensiero selettivo, a scrivere in maniera più strutturata e meditata, e con meno faccine, che denotano l’incapacità di esprimersi tramite le parole.
L’email resta comprensibile, crea e contiene tutto il suo contesto, e permette di ricostruire e comprendere una discussione anche a distanza di molto tempo, e ne consente una archiviazione permanente molto semplice ed immediata.
2 — le email fatte di bitmap caricate da remoto. Si tratta di email i cui contenuti sono in misura sempre maggiore non inclusi nel messaggio stesso. Un controsenso pericoloso. L’interpretazione del messaggio, dopo poco tempo, diventa infatti impossibile, perché le immagini remote non vengono conservate, esattamente come accade alla maggior parte dei contenuti web, anzi scompaiono molto rapidamente, dopo solo pochi giorni o settimane.
Quindi l’archiviazione della email, fatta normalmente, non ne salva il contenuto, che viene irrimediabilmente perso. Si possono archiviare i messaggi realizzando l’embedding della copia locale della email prima che sia troppo tardi, ma questo diventa un lavoro per archivisti, non per utenti normali.
Meglio così — dirà qualcuno - tanto era solo pubblicità.
Malissimo — dice invece Cassandra —qualsiasi cosa impedisca l’archiviazione di un “significato”, oggi magari considerato banale, è un delitto nei confronti della cultura.
Pensate ai resti di vita quotidiana di Pompei, che gli abitanti valutavano zero, ed invece per noi sono preziosi in tutti i sensi.
Ed invece i pensieri moderni viaggiano sempre più diluiti in immagini come i meme, o peggio ancore negli insulsi video di Youtube che “spiegano cose”. Centinaia di megabyte che possono essere sintetizzati in una ben più fruibile email mille volte più piccola.
Siamo forse destinati a perdere le capacità di usare un linguaggio astratto, e destinati ad un analfabetismo di massa, a diventare una folla di animali visuali?
3 — le reti di relazioni fatte di indirizzi. L’email favorisce le relazioni da coltivare individualmente per arricchire i partecipanti, e non semplicemente da “scambiare” come moneta per “arricchirsi”, anche se magari di soldi veri, come nei social. Gli indirizzari e le email consentono di recuperare relazioni anche remote nel tempo, e continuare discussioni che, se fossero state fatte nelle chat, il tempo avrebbe già spazzato via senza pietà, come lacrime nella pioggia.
Chiudendo rapidamente, come promesso, possiamo dire che l’email resta, può essere archiviata, mantiene le informazioni, ne garantisce il valore storico. Questo perché sono parole distillate dalla mente delle persone, e per questo assai più preziose di qualunque meme o video, per quanto apparentemente utile.
Ci attende una Rete popolata solo da nativi digitali, diventati per questo analfabeti funzionali?
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