Cassandra Crossing/ La febbre dell’ultima release
(159) — Occorre scaricare l’ultima beta per vivere felici? Occorre aggiornare il proprio PC per lavorare tranquilli? Forse le urgenze sono altre.
10 luglio 2009 — Francamente non se ne può più. Con i problemi che ci sono al mondo, con i problemi che la Rete si trova di fronte, il fatto che l’aggiornamento di un sistema operativo sia a più riprese la notizia di prima pagina per me non è accettabile.
Non lo è per gli stessi motivi per cui si giudica inaccettabile occuparsi di gossip e futilità trascurando ad esempio grandi problemi economici e sociali.
Si, lo so, è quello che la maggior parte della stampa e dei media fa quotidianamente, ma appunto non è certo un esempio da imitare.
La Rete ha tanti problemi, primo dei quali che la grande maggioranza dei suoi utenti si comporta come l’orchestrina del Titanic, danzando e saltellando in un mondo colorato ed interattivo mentre la nave affonda. No, il paragone non è calzante perché qui la situazione è peggiore; la nave non sta affondando ma la stanno facendo colare a picco un poco per volta.
La situazione è più simile a quella del carro che raccoglie i bambini per il viaggio verso il Paese dei Balocchi. In mezzo a tanti Lucignoli che salgono a bordo senza esitazione. Solo ogni tanto un Pinocchio si lascia cogliere dal dubbio. Ma solo per un momento, poi gli passa e salta su anche lui.
Personalmente non sono un talebano del software libero; uso correntemente, anche se quasi sempre solo per lavoro, software proprietari incluso un noto sistema operativo in fase di aggiornamento.
Per l’uso personale, per il mio uso personale, il software libero è una scelta pratica, economica, tecnica e morale allo stesso tempo.Non mi sogno nemmeno di provare software proprietario, installarlo in beta o aggiornarlo senza averne necessità.
Anche nelle grandi aziende nessuno si sogna di rincorrere gli ultimi aggiornamenti di alcunché: anzi talvolta aggiornare senza autorizzazione è vietato dalle policy aziendali. Una volta tanto, dovendo mantenere la salute e l’integrità di vasti ecosistemi informativi, un divieto di questo tipo appare sensato.
Ma un utente finale che motivo ha di rincorrere aggiornamenti? A parte l’essere eventualmente instupidito da pubblicità sia esplicita che occulta, e da informazioni manipolate? Lo può certo fare come hobby, se non ritiene che ci siano, anche rimanendo nell’informatica consumer, cose più divertenti ed utili da fare.Lo può fare come sfida: la quantità di gente che si trasforma in beta tester gratuiti per chi poi il software betatestato lo venderà è sorprendente.
Certo questo gruppo di persone potrebbe meglio fare del volontariato o dei lavori socialmente utili con benefici per la società civile, non per delle società per azioni.
E’ pur vero che esistono sfide ben più pericolose, tipo il bungee-jumping che sono ancora meno consigliabili.
E’ tuttavia possibile praticare sfide meno pericolose seppur altrettanto ardue, ad esempio provare a scrivere software o migliorarne di esistente, invece di continuare smodatamente a consumarne dosi sempre maggiori, come tossici in condizione di dipendenza.
E per i non programmatori ci sarebbe invece la sfida di tradurre i messaggi o la documentazione di software liberi già realizzati, o di fare (qui davvero utilmente) i beta tester, perché in questo caso i vantaggi sarebbero per tutti, e non solo per alcuni azionisti.
Per oggi basta così, perché devo andare a far installare la versione 152 del mio software preferito.
Libero e fatto a mano, ovviamente.
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