Cassandra Crossing/ Il nostro futuro trasparente
(345) — Stiamo vivendo un nuovo periodo cambriano, dettato dalla trasparenza che recano con sé le tecnologie della Rete. E come per la vita sulla Terra, l’evoluzione sarà necessaria.
3 luglio 2015 — Tommaso Campanella ammoniva che “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”.
Aveva ovviamente ragione: anche i trent’anni di storia della Rete lo hanno nuovamente dimostrato a chi ancora ne dubitasse.
Ma per trovare ispirazione e preveggenza, la storia che è necessario esaminare può essere molto, molto più antica di quanto siamo abituati, magari quella di 540 milioni di anni fa. Andrew Parker, zoologo di Oxford, ha cercato di spiegare cosa abbia causato l’esplosione vitale del periodo Cambriano, cioè la comparsa quasi esplosiva di una miriade di nuove forme di vita in un periodo così breve da essere, geologicamente parlando, un battito di ciglia.
La sua ipotesi è che sia stata la luce, che un cambiamento chimico della composizione degli oceani, prima torbidi, li abbia resi improvvisamente molto più trasparenti, esponendo alla luce un mondo vivente abituato a strisciare nell’oscurità, e provocando il nascere di un senso nuovo, la vista, e di una nuova competizione basata su una assai più ampia conoscenza del mondo. Movimento rapido, aggressività, mimetizzazione, strategie difensive, differenziazione, pressione evolutiva accelerata…
Daniel Dennet e Deb Roy si sono chiesti, nel recente articolo “Il nostro futuro trasparente”, appena apparso su Le Scienze, se un parallelo possa essere tracciato tra l’ipotesi di Parker e la rivoluzione dell’accesso alle informazioni ed alle comunicazioni. Questa rivoluzione è iniziata solo un trentennio fa, un intervallo di tempo che rispetto all’intera storia dell’umanità è così breve da essere un battito di ciglia, ma ha già mutato la nostra vita e continua a farlo ad un ritmo crescente.
In questa situazione, che cosa succederà ai singoli ed alla loro vita sociale è altrettanto impossibile da prevedere della traiettoria di una pallina tra le zampe di un cucciolo giocherellone.
Ma se aumentiamo la nostra scala di osservazione, e dagli individui passiamo alle organizzazioni, il parallelo di Dennet e Roy può continuare: cosa succede alle organizzazioni, aziende, stati, corpi degli stati, associazioni di individui, partiti, religioni, sette, organizzazioni criminali, fan club quando le informazioni viaggiano “per loro natura” e la trasparenza diventa una loro “proprietà naturale”?
La prima tendenza di ogni entità preesistente è l’opposizione, la resistenza, magari mascherata, al cambiamento: del cambiamento, infatti, per ogni establishment di ogni tipo, c’è ovviamente solo da preoccuparsi. A dimostrazione di quanto questa preoccupazione sia reale, apriamo una parentesi, che se avrete la pazienza di seguire si rivelerà illuminante.
James Kadtke e Linton Wells II hanno realizzato un interessantissimo e ponderoso rapporto per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, intitolato “Sfide normative dei cambiamenti accelerati delle tecnologie: normative di sicurezza ed implicazioni strategiche di rivoluzioni scientifiche parallele”.
In estrema sintesi, coniando anche un nuovo acronimo BRINE che include Biotecnologia, Robotica, tecnologia dell’Informazione, Nanotecnologia ed Energetica, il rapporto descrive un obiettivo ed individua una problematica, enunciando che:
“Mantenere l’attuale supremazia tecnologica sarà una sfida molto difficile. Molte persone si stanno occupando dei problemi tecnologici, ma le azioni di regolamentazione saranno altrettanto cruciali sia per adattarsi che per trasformare l’aspetto tecnologico dell’ambiente della sicurezza internazionale”.
Il ministero della Difesa degli Stati Uniti è preoccupato dell’evoluzione di differenti tecnologie, e degli effetti imprevedibili e devastanti (devastanti per lo “status quo”, ovviamente, non necessariamente per l’umanità nel suo complesso) della possibile “collisione” di due rivoluzioni contemporanee in due di queste tecnologie.
Meravigliandosi di questo forward thinking così avanzato, come essere in disaccordo, visto che una singola novità tecnologica come quella degli smartphone basta a cambiare profondamente la vita sociale di tutti i giorni?
Bizzarro pensare, tuttavia, che si possa ipotizzare di tenere sotto controllo gli effetti sinergici di una doppia rivoluzione. Ma chiudiamo la parentesi e torniamo alla semplice situazione di una rivoluzione per volta.
Il parallelo evoluzionistico del Cambriano, cioè il nostro mondo che diventa improvvisamente trasparente, descrive una rivoluzione già in atto. Sembra una ben piccola e poco tecnologica rivoluzione, ma le sue conseguenze sono già tra noi, e sono destinate a produrre effetti di evoluzione sociale esplosivi, come quelli biologici di milioni di anni fa.
Cosa ne sarà delle organizzazioni basate sulla segretezza totale quando quello che si potrà calcolare sarà solo il tempo medio necessario prima che un certo tipo di informazione diventi pubblica?
Cosa ne sarà delle organizzazioni basate sulle rendite di posizione create dalla cosiddetta “proprietà intellettuale” di informazioni pubbliche da decenni, e dai limiti posti al loro accesso con metodi tecnologici e legali?
Divertiamoci quindi a portare il parallelo biologico alla sue estreme conseguenze, parlando non più di specie ma di organizzazioni: pensiamo alla differenziazione e alla mutazione dei tipi di organizzazioni esistenti, alla moltiplicazione di nuovi tipi di organizzazioni e alla scomparsa della maggior parte di quelle troppo rigide preesistenti, e ancora alla comparsa di esoscheletri e zanne, velocità e mimetismo, ma soprattutto all’affermarsi finale di nuovi ed imprevedibili “prodotti” della “rivoluzione trasparente”.
Certo, i tempi non si misureranno in anni: anche se organizzazioni molto statiche come l’NSA o i partiti politici hanno già imparato a reagire a stimoli come il Datagate e Twitter, non ne hanno assorbito il potenziale mutageno, e probabilmente non lo potranno mai fare.
Quello che non è ancora successo ma che vedremo presto è la comparsa di nuovi tipi di organizzazioni, e la radicale trasformazione di quelle preesistenti che sopravviveranno: tutto questo modificherà profondamente la geopolitica della società dell’informazione, e conseguentemente la vita di tutti noi.
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